giovedì , 18 Aprile 2024
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Giggs: “Lo United è stato la mia vita, ho dato alla causa tutto ciò che avevo”

LiamMillerGallery20_xlargeRyan Giggs, in una profonda e franca intervista, ha parlato del suo amore per il Manchester United e dei momenti felici, ma anche di quelli difficili trascorsi nella sua lunga permanenza nel club, rivelando alcuni curiosi aneddoti e il modo in cui fu motivato da Sir Alex Ferguson e dalla rivalità con l’Arsenal in un momento chiave della sua carriera.

L’indimenticabile numero 11 dei Red Devils si è detto orgoglioso dei risultati raccolti con il club che ha sempre amato e l’unico da lui rappresentato nella sua interminabile e vincente carriera da calciatore professionista.

Tuttavia, ha ricordato anche come non sia sempre stato tutto rose e fiori il proprio percorso, ammettendo di aver vissuto dei momenti delicati, nei quali è emersa anche la grande capacità manageriale di Sir Alex, abile nel tirar fuori il meglio dal Mago Gallese anche nelle situazioni più insidiose.

“Sono davvero orgoglioso del Treble adesso”, ha dichiarato in un’intervista esclusiva concessa al Daily Mail. “Capii già al tempo cosa significasse perché fu molto difficile compierlo. Fu come salire sulle montagne russe. Ma ora posso rifletterci più correttamente.”

“A Londra, un tassista mi ha detto: ‘hai rovinato la mia vita quella sera al Villa Park’. I tifosi dello United mi hanno detto che il mio goal di quella sera è stato il migliore che abbiano mai visto. I tifosi dell’Arsenal mi dicono di non avermi mai perdonato.”

Goal-Juve-GettyUna delle settimane più memorabili della carriera di Ryan Giggs fu resa possibile da due richiami di Sir Alex Ferguson. Il primo, il 7 Aprile 1999, fu un rimprovero vecchio stile a seguito del primo tempo dell’andata delle semifinali di UEFA Champions League, che vide lo United andare all’intervallo in svantaggio per 1-0 contro la Juventus.

Ferguson si scagliò contro Giggs e David Beckham, sostenendo che non stessero lavorando abbastanza duramente. Poi, nei minuti finali della partita, Giggs segnò il goal del pareggio.

Cinque giorni dopo, mentre lo United si preparava per quella che si rivelò essere un’epica semifinale di FA Cup contro l’Arsenal, Giggs si ritrovò nell’ufficio di Ferguson.

“Mi disse che non stavo giocando come voleva”, ha ricordato The Welsh Wizard. “Il Boss mi disse che voleva che mi ricordassi quanto fossi bravo, che mi stavo allontanando [dal giocatore che ero].”

“Mi stava dicendo: ‘ho bisogno di quel Ryan Giggs, non di questo Ryan Giggs’. Ciò mi mise di malumore, naturalmente. Come sempre. Ma lo ascoltai. Voleva che dribblassi i giocatori, che fossi istintivo.”

ofdqymcexvizyungsslaQuel richiamo ispirò quello che probabilmente è stato il goal più bello della storia ultracentenaria della FA Cup, con Ryan Giggs che percorse circa 60 metri di campo, saltando con estrema classe l’intera difesa dell’Arsenal e realizzando il goal che decise una partita leggendaria nei tempi supplementari. E pensare che quella sera partì dalla panchina, giocando – fino a quel momento – una partita non proprio positiva…

“Continuavo a perdere palla”, ha ricordato Giggs. “Quindi, tornai ad affidarmi all’istinto. Corsi. In quel momento, pensai che il goal fosse [semplicemente] buono. Soltanto dopo realizzai quanto fossi lontano [dall’area di rigore avversaria] quando ho preso palla.”

“Roy Keane era seduto negli spogliatoi quando entrai. Disse: ‘Eccolo qui, il fottuto salvatore’. Gli altri ragazzi stavano festeggiando, ma perché si trattò del goal-vittoria, non perché fosse un goal capolavoro.”

giggsvieraLa rivalità fra Arsenal e Manchester United raggiunse l’apice in quel periodo. I Gunners avevano conquistato il double Premier League-FA Cup nella stagione precedente ed erano i principali rivali dei Red Devils nelle competizioni nazionali, dove – oltre alla già citata semifinale di FA Cup – contesero ai ragazzi di Sir Alex Ferguson il titolo di Campione d’Inghilterra fino all’ultima giornata.

Una rivalità che servì molto per motivare lo stesso Giggs, il quale rivela di aver provato, al tempo, nei confronti del club del Nord di Londra e dei suoi giocatori sentimenti di odio sportivo puro.

“Non mi piaceva l’Arsenal”, ha aggiunto Giggs senza battere ciglio. “Non mi piaceva [Patrick] Vieira perché era sporco e se la sarebbe cavata anche se avesse commesso un omicidio. Non mi piaceva [Emmanuel] Petit perché aveva i capelli lunghi. Non mi piaceva [Dennis] Bergkamp.”

“Non mi piaceva [Robert] Pirès, anche se adesso è sempre molto piacevole quando lo si incontra. Non li guardavo nemmeno, non li conoscevo e non volevo conoscerli. Non avrei permesso a me stesso di paragonarmi a uno di loro.”

“Bergkamp? Nah, dissi a me stesso che non era bravo quanto Eric Cantona. Non ero realmente quel tipo di persona. Non era il vero me. Ma serviva avere quel genere di pensieri in testa, quell’intenso disprezzo. Era puramente motivazionale, ma in fondo lo sapevamo; erano gli avversari più forti e quella rivalità era tutto per noi. Più profonda di quella con il Liverpool, al tempo.”

Lo United vinse la Premier League del 1999 con un solo punto di differenza sull’Arsenal, senza perdere una singola partita in ogni competizione dal 19 Dicembre 1998 in poi. Ma i momenti più accesi fra le due squadre si verificarono proprio in quella semifinale di FA Cup.

Tanto che Roy Keane, tempo fa, ha descritto la sua battaglia di quella sera con Emmanuel Petit e Patrick Vieira come una vera e propria guerra, che lo vide venire espulso nel finale, poco prima della fondamentale parata di Peter Schmeichel sul calcio di rigore di Dennis Bergkamp.

Nonostante ciò, a fine partita, due figure importanti di quell’Arsenal, Tony Adams e Lee Dixon, attesero lo United negli spogliatoi per congratularsi per la vittoria.

Un gesto di grande sportività, che lo stesso Giggs ammette che, con ogni probabilità, non sarebbe riuscito ad emulare in caso di sconfitta: “Non so se lo avrei fatto. Davvero non saprei…”

11335678-6840131-image-a-4_1553278802527La partita fu vinta grazie ai goal di David Beckham e dello stesso fuoriclasse gallese. Curiosamente, la settimana prima, anche Becks fu chiamato nel proprio ufficio dal suo manager per un rimprovero. Una fortunosa coincidenza o una mossa geniale da grande manager?

“È difficile da dire, ma lui sceglieva regolarmente me e Becks per una ramanzina”, ha risposto Giggs. “Penso che lo facesse perché sapeva che non gli avremmo tenuto il broncio a lungo e che ciò avrebbe portato a una reazione in campo.”

“Ma, sicuramente, lo faceva anche per usarci come esempio. Subivamo [rimproveri] più spesso rispetto a tutti gli altri. In una pre-season in America, mi richiamò davanti a tutti. Ero furioso e dopo lo presi da parte.”

“Mi disse che era uno stratagemma perché sapeva che, vedendolo andare anche contro di me, i giocatori più giovani non si sarebbero sentiti al sicuro e che avrebbero capito che nessuno aveva trattamenti di favore. Al tempo, mi lamentai di questa cosa con i ragazzi, ma ciò probabilmente mi aiutò a giocare meglio una volta in campo.”

“Sir Alex sapeva cosa stava facendo con me e Becks, toccando i nostri nervi scoperti. Si sbagliava? Certo che no.”

gettyimages-72166908-1024x1024Quello United mise fine ad una lunga attesa, che vide i Red Devils tornare sul tetto d’Europa per la prima volta dopo il trionfo di Wembley del 1968. Eric Cantona aveva previsto già con un paio di stagioni d’anticipo questo evento, quando disse allo stesso Giggs e a Gary Neville, durante un drink insieme agli altri compagni di squadra, che erano abbastanza forti da vincere la UEFA Champions League.

L’uomo che mise il timbro sull’incredibile successo nella storica finale contro il Bayern München, il 26 Maggio 1999, fu Ole Gunnar Solskjær, attuale caretaker manager del Manchester United.

Roy Keane ha raccontato, tempo fa, che la prima volta che vide il norvegese sul campo di allenamento credeva fosse addirittura un giovanissimo tifoso, mentre Rio Ferdinand scoprì ben presto il lato nascosto di Baby-Faced Assassin durante la sua prima sessione di allenamento con lo United.

Rio, dopo aver controllato male una palla volutamente passatagli con troppa forza da Keane, sentì una voce cinguettare: ‘Questo è tutto ciò che si può avere con 30 milioni di £ al giorno d’oggi?’. Quella voce era proprio di Solskjær.

“Vedi, non è il tipo più simpatico al Mondo come dice la gente e questo perché noi gliel’abbiamo portata via [la simpatia]”, ha aggiunto scherzando. “Ole [Gunnar Solskjær] era il ragazzo più simpatico al Mondo fino a quando non ha conosciuto noi.”

“Quando si entrava in quell’ambiente insieme a noi, si trovava una scuola dura e si cambiava. Bisognava farlo. Quel giorno con Rio [Ferdinand] stavamo semplicemente mettendo alla prova un nuovo giocatore e, se non l’avesse detta Ole quella frase, lo avrebbe fatto qualcun altro. Funzionava così. Ogni giorno. Questo ci aiutò a vincere.”

“Ricordo la prima sessione di allenamento sui tiri che svolgemmo insieme [con Ole Gunnar Solskjær]. Non avevo mai sentito parlare di lui, ma [dopo averlo visto in allenamento] pensai tipo: ‘cazzo, chi è questo?’. Dissi ai miei compagni che ci eravamo appena allenati con il nuovo [Alan] Shearer”, ha ricordato Giggs.

539759-giggs-fergieNon si contano nemmeno gli elogi e i gesti di vera stima ricevuti da Ryan Giggs nel corso della sua vita professionale. Fu il primo giocatore che Sir Alex Ferguson abbracciò dopo il fischio finale al Camp Nou e l’ultimo che il leggendario manager scozzese ha menzionato nella propria autobiografia di 480 pagine, scrivendo: ‘ho usato lui per sfidare tutti gli altri’.

Gary Neville, invece, ha scritto che sono state quattro le figure che hanno svolto il ruolo di pietre miliari nel far diventare il Manchester United ciò che conosciamo oggi: Sir Matt Busby, Sir Bobby Charlton, Sir Alex Ferguson, Ryan Giggs. Non George Best o Bryan Robson o Eric Cantona o Cristiano Ronaldo, ma Giggs.

Un tempo un’affermazione del genere avrebbe messo a disagio Giggs, mentre adesso gli causa meno imbarazzo. Anche se il cuore sportivo batte ancora seguendo il ritmo collettivo, ha imparato ad apprezzare meglio ciò che ha fatto a livello individuale durante il corso della propria carriera da calciatore.

“Guarda, essere distinto così da tutti gli altri grandi giocatori dello United… Per me, anche se è difficile da dire, è giusto. Ma devo dirlo. Lo United è stato la mia vita, nient’altro.”

“Ero quello che, nonostante l’allenamento fosse già terminato da due ore, restava a fare yoga. Ero quello che lottava per gli altri e che avrebbe rimproverato chi non avesse fatto altrettanto [per i suoi compagni di squadra]. Ho provato a dare l’esempio.”

“Ero quello che attaccava in pressing in allenamento e che avrebbe perso la testa se nessun altro lo avesse seguito. Quindi, ho dato molto al club, tutto ciò che potevo.”

iPer Giggs, la stagione 2002/2003 fu particolarmente difficile. Fu, infatti, un’annata che lo vide come infelice protagonista di un lungo periodo negativo che lo portò addirittura ad essere fischiato dai suoi stessi tifosi.

“Eravamo ad Amsterdam nella pre-season e fu la prima in cui era presente anche Carlos Queiroz”, ha ricordato. “Venne nella mia stanza. Lo conoscevo da una settimana. Mi disse: ‘Dov’è finito il famosissimo Ryan Giggs che avevo visto in TV?’. Pensai tipo: ‘Chi cazzo è questo?’. Poi, la verità venne fuori; fu mandato dal manager.”

“Fu difficile. Nella stagione precedente ero andato benino. Passai dal fare l’ala al fare il centrocampista. All’inizio del 2003, contro il Blackburn in League Cup, venni sostituito e ricevetti dei fischi e dei boati di disapprovazione. Mi fece un po’ male, [perché] arrivavano dai nostri stessi tifosi, ero cresciuto insieme a loro, ma ero abbastanza critico nei miei confronti e sapevo che non stavo rendendo affatto bene.”

“Il manager fu davvero buono con me in quel periodo, ma fu l’unica volta in cui – a causa della reazione dei tifosi e dei media – arrivai a pensare di potermi trovare nei guai a fine stagione. Finì che l’unico ad andarsene fu Becks. Non so quanto io ci sia andato vicino, ma sentivo che sarebbe potuto accadere.”

In quel periodo, poi, Ryan Giggs reagì alle critiche segnando una bella e importante doppietta contro Gianluigi Buffon nella vittoria per 3-0 in casa della Juventus, in UEFA Champions League, per poi siglare un goal fondamentale per la conquista della Premier League ad Highbury contro l’Arsenal, che valse un 2-2 che spinse il titolo definitivamente verso l’Old Trafford.

Ryan Giggs è stato, forse, il giocatore che più di tutti ha rappresentato nella storia il Manchester United non solo per una questione di presenze e di trofei, ma anche, e soprattutto, per il modo in cui riusciva sempre a rialzarsi e ad affrontare momenti che avrebbero messo KO molti altri fuoriclasse.

Ma il gallese, oltre a delle qualità uniche, aveva anche il vero DNA dello United…

Marco Antonucci

Bio di Marco Antonucci

Presidente e caporedattore di Red Army Italy, tifoso del Manchester United dal Dicembre 2005.

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