venerdì , 26 Aprile 2024
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P. Neville: “Devo la mia carriera a Schmeichel”

D25C3BA0E034426AB5E0536A8DD09967Phil Neville ritiene di dover la sua carriera al Manchester United al vecchio compagno e amico Peter Schmeichel, raccontando qual è stato il momento preciso in cui il leggendario portiere danese ha compiuto una parata fondamentale per rimediare ad un suo errore potenzialmente decisivo.

L’ex terzino dei Red Devils – insieme al fratello Gary Neville, David Beckham, Nicky Butt, Paul Scholes e Ryan Giggs – ha presentato la scorsa settimana una linea di scarpe dedicata da adidas alla Class of ’92, rispondendo ad una serie di domande riguardo la sua carriera.

Com’è stato il tuo debutto con lo United?
“Pensavo di essere stato chiamato semplicemente per aiutare l’addetto alle maglie, ad essere onesto!”, ha risposto ridendo. “Ma, anche una volta che diventi regolarmente un giocatore della prima squadra, non riesci a realizzare subito [di esserci riuscito]. Cerchi sempre di migliorare te stesso perché questo club acquista sempre degli ottimi giocatori. Nel mio ruolo avevamo due o tre giocatori ottimi giocatori, di livello internazionale, ed ogni estate il Boss cercava di prendere qualche giocatore in più, questo ci faceva stare sull’attenti.”

Avevi qualche rito scaramantico nel pre-partita?
“Penso che tutti abbiamo avuto delle nostre abitudini e dei riti scaramantici. Forse, c’è un determinato posto nello spogliatoio dove preferisci sederti, una scarpa preferita da indossare, o una posizione nel tunnel in cui preferisci metterti prima di entrare in campo. Anche nei momenti precedenti al calcio d’inizio, quando vorresti andare in una determinata zona del campo per riscaldarti. Avevo l’abitudine di prendere un ascensore insieme a Gary [Neville] e ogni volta facevamo la stessa strada per arrivare all’Old Trafford perché quella era la nostra routine, e ce ne andavamo alla stessa ora, quindi si avevano delle piccole abitudini per sentirsi a proprio agio.”

Qual è stato il tuo momento preferito con addosso la maglia dei Red Devils?
“Ovviamente, non si può non pensare al Treble. Ma il mio preferito, in realtà, è stato il momento in cui Peter Schmeichel parò il rigore nel replay della semifinale di FA Cup contro l’Arsenal, perché avevo procurato io quel rigore. Onestamente, pensavo che la mia carriera al Manchester United fosse finita; era l’ultimo minuto. Ero stanco, avevo anche giocato davvero bene in quella gara, e crollai letteralmente a terra e atterrai Ray Parlour. Pensai: ‘è andata così, è stata una buona carriera’, e poi lui lo parò. Gli devo tutto.”

Com’è vivere le partite dello United da opinionista?
“Per me, non è bello fare l’opinionista sullo United, perché hai paura che lo United perda anche più di quanta ne hai di solito perché devi andare in televisione e parlare di una squadra che non vorresti criticare. Come accaduto di recente, quando lo United è stato battuto dall’Huddersfield, José [Mourinho] ha messo in discussione il desiderio e l’atteggiamento dei giocatori, e tu devi discuterne, e probabilmente anche criticare qualcuno della squadra. Quindi, cerco sempre di stare alla larga dalle gare dello United come opinionista; sento di non poter essere neutrale perché alla fine amo questo club. Non mi piace guardare lo United come opinionista perché mi mette in una posizione in cui potenzialmente potrei dover parlar male di un giocatore della mia squadra.”

Marco Antonucci

Bio di Marco Antonucci

Presidente e caporedattore di Red Army Italy, tifoso del Manchester United dal Dicembre 2005.

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